IN DICEMBRE IL NUOVO NUMERO DEL TRIMESTRALE "GLI AMICI DI LUCA MAGAZINE

Disponibile l'ultimo numero relativo alla scorsa "Giornata nazionale dei risvegli" richiedetelo in forma caratacea alla sede de "Gli amici di Luca" (0516494570)

Il trimestrale “Gli amici di Luca Magazine - vale la pena: il coma un viaggio verso la luce, periodico di resistenza civile, per le professioni e la vita sociale” è una pubblicazione dell’associazione di volontariato onlus “Gli amici di Luca” (anno VIII). L'ultimo numero era in particolar modo dedicato alla "Giornata dei Risvegli" ed a “comunicare il coma vedere e farsi sentire”.

www.amicidiluca.it/files/magazine ottobre 2009.pdf

Ai Luca che ad ogni alba aprono gli occhi…

Armare la speranza,

corazzarla di vita

Subito dopo la morte di Luca venne naturale, a noi genitori e a sua zia, scrivere un libro che raccontasse,

che servisse a pacificarci con noi stessi, a tirare fuori quello che dentro non poteva più stare. Mi viene in mente la “teoria del rubinetto” dell’amico Alessandro (Bergonzoni), che più o meno, a memoria, recita così: “siamo come rubinetti, dentro c’è molto, ma quando non apri, il buono scorre dentro e magari si perde. Conviene aprire …”. Magari non erano proprio queste le parole, ma il senso sì. Sicuramente vale per lui: ogni volta che apre, esce qualcosa di buono. Ma in ogni caso forse è meglio aprire… per dire cosa? Per esempio, che non è

affatto scontato essere arrivati ad una nuova “Giornata nazionale dei risvegli”, l’undicesima per la ricerca sul

coma. Per ribadire che ne vale la pena. E per ricordare quello che il poeta, il grande poeta Roberto Roversi, scriveva nella prefazione del libro sulla storia di Luca: “che ad ogni alba apre gli occhi sapendo (e non

avendolo dimenticato neanche nel sonno) che deve sempre armare la speranza, corazzarla di vita, per riprendere a tessere il filo fragile del proprio destino”. Armare la speranza, corazzarla di vita, due passaggi che mi hanno accompagnato in molti momenti di questi anni. Da queste parole forti ed emozionanti, che valgono per tante altre storie di sofferenza e lotta che abbiamo incrociato e incrociamo tutti i giorni nel nostro percorso, scaturiscono per associazione libera altri versi, sempre di Roversi, dalla canzone “Chiedi chi erano i Beatles” (“Chiedilo a

una ragazza di 15 anni di età, / chiedi chi erano i Beatles, lei ti risponderà, […] / i Beatles non li conosco, neanche il mondo conosco”). Ci sono mondi che non conosciamo e qualcuno o qualcosa che ci fa inciampare dentro di essi, qualcuno o qualcosa che può aiutarci a capire quello che di sconosciuto e pauroso contengono.

Per chi vuole conoscere, certo. Ma anche per chi sembra confuso, spaventato o indifferente. Sfogliando le pagine di questa rivista entriamo nei mondi e usciamo nel mondo: attraverso le istituzioni, rivivendo la giornata di Moira, assistendo alle magie di parole di Alessandro e allo sprigionarsi delle energie degli ospiti della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, ascoltando le testimonianze di teatro, scoprendo la medicina integrata, i colori per guarire, le esperienze di confine, cercando di comunicare nel modo più semplice il tema del coma e del risveglio e

altro ancora. Emerge da queste pagine la passione, l’impegno, quanto di non risolto e quante domande affiorino quotidianamente. Io ancora mi sorprendo a ripensare a quella mattina, quando gli operatori del 118 mi dissero che Luca non c’era più e che “non c’era più niente da fare”. Davanti alla mia richiesta, legittima, ingenua, accorata e supplicante: “ma non si può proprio fare niente?” ci fu un momento di silenzio, di intenso silenzio. In quel momento in cui non c’erano più parole, sono stati gli occhi, gli sguardi, a parlare. Ancora silenzio, ora, e ancora versi che affiorano: “se vuoi toccare sulla fronte il tempo che passa volando […] / perché la pioggia che cade presto

è asciugata dal sole […] / di notte sogno città che non hanno mai fine […] / cammino nel cielo del mare […]”.

Può la poesia aiutare a guarire? Non lo so, so che può curare, e certamente può lenire ferite fisiche e morali. Può bastare? Sì, se ci aiuta a vedere, anche se la paura è tanta ogni volta che si guarda, ogni volta che si è direttamente coinvolti e si è in contatto con una diversità che sembra non ci appartenga. Per questo, comunque, per sicurezza, il rubinetto meglio lasciarlo aperto.